COME LAVORO

Mi impegno a coniugare nel miglior modo possibile quanto di positivo ho maturato in trent’anni di professione, prima come medico e come psicoterapeuta poi, in un contesto bio-psico-sociale dove ognuna delle tre aree, quella biologica, quella psicologica e quella sociale hanno stessa dignità. Ciò mi permette di lavorare con le persone partendo dai loro bisogni e mettendo in campo le competenze che ritengo adeguate per ogni singolo paziente. In tal senso non uso quindi un approccio predefinito: in campo psicoterapeutico ho un orientamento di tipo psicoanalitico che può essere di tipo supportivo o interpretativo in base al paziente e al momento della sua vita.
L’esperienza di lavoro maturata nella medicina territoriale mi ha permesso di vivere in prima persona le difficoltà, ma anche la bellezza, di lavorare in termini di rete sociale con i servizi sanitari, i servizi sociali, le associazioni di volontariato, i gruppi di auto-mutuo-aiuto, le associazioni culturali e di promozione sociale.

PREVENZIONE
Attività di prevenzione individuale e di gruppo rispetto agli stili di vita, attraverso un approccio olistico in una visione bio-psico-sociale finalizzata ad individuare precocemente i fattori di rischio per lo sviluppo di patologie o di disagio psicologico. Il nostro essere è immerso nell’ecosistema con cui interagiamo con il corpo (nutrizione, respirazione, attività fisica, il sistema ormonale, sensoriale, immunitario e neurologico) e con la psiche per l’interpretazione della realtà attraverso tutte le declinazioni sia consce sia inconsce. Questa interazione deve essere analizzata per evidenziare azioni di prevenzione rispetto a fattori di predisposizione ma anche rispetto agli stili di vita e all’ambiente in cui una persona vive. Quindi grande” attenzione all’importanza del benessere mentale e dei fattori che lo promuovono per quanto concerne lo stile di vita, la famiglia, il lavoro, la scuola, la scuola per l’infanzia, la comunità e la società in senso lato” e “favorire la creazione e la tutela di spazi salubri all’aria aperta e il contatto con la natura” (www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2447_allegato.pdf), come specificato dall’organizzazione Mondiale della Sanità.
Quando ci troviamo di fronte ad una patologia, il costo personale e sociale è spesso molto alto. Dobbiamo prendere consapevolezza di questo fatto per modificare, se necessario, i nostri stili di vita per garantire un futuro alle nuove generazioni e per evitare che su di esse ricadano i costi sociali della patologie croniche e dare modo di investire risorse in cultura e istruzione.
In questo senso ritengo che il medico, oltre che a curare, debba poter intervenire efficacemente proponendosi come referente per la tutela e la promozione della salute partendo dalle sue conoscenze di anatomia e di fisiologia per integrarle con approcci di medicina complementari o percorsi salutistici legati ad esempio all’alimentazione, all’attività motoria, alle attività ricreative, alla riscoperta del mondo naturale.

PREVENZIONE
Attività di prevenzione individuale e di gruppo rispetto agli stili di vita, attraverso un approccio olistico in una visione bio-psico-sociale finalizzata ad individuare precocemente i fattori di rischio per lo sviluppo di patologie o di disagio psicologico. Il nostro essere è immerso nell’ecosistema con cui interagiamo con il corpo (nutrizione, respirazione, attività fisica, il sistema ormonale, sensoriale, immunitario e neurologico) e con la psiche per l’interpretazione della realtà attraverso tutte le declinazioni sia consce sia inconsce. Questa interazione deve essere analizzata per evidenziare azioni di prevenzione rispetto a fattori di predisposizione ma anche rispetto agli stili di vita e all’ambiente in cui una persona vive. Quindi grande” attenzione all’importanza del benessere mentale e dei fattori che lo promuovono per quanto concerne lo stile di vita, la famiglia, il lavoro, la scuola, la scuola per l’infanzia, la comunità e la società in senso lato” e “favorire la creazione e la tutela di spazi salubri all’aria aperta e il contatto con la natura” (www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2447_allegato.pdf), come specificato dall’organizzazione Mondiale della Sanità.
Quando ci troviamo di fronte ad una patologia, il costo personale e sociale è spesso molto alto. Dobbiamo prendere consapevolezza di questo fatto per modificare, se necessario, i nostri stili di vita per garantire un futuro alle nuove generazioni e per evitare che su di esse ricadano i costi sociali della patologie croniche e dare modo di investire risorse in cultura e istruzione.
In questo senso ritengo che il medico, oltre che a curare, debba poter intervenire efficacemente proponendosi come referente per la tutela e la promozione della salute partendo dalle sue conoscenze di anatomia e di fisiologia per integrarle con approcci di medicina complementari o percorsi salutistici legati ad esempio all’alimentazione, all’attività motoria, alle attività ricreative, alla riscoperta del mondo naturale.

DIAGNOSI E CURA
Non ci può essere cura senza diagnosi. Se non nei casi in cui sussistano condizioni di gravità ed urgenza, evito di prescrivere farmaci alla prima visita.
E’ importante che il pazienze porti con sé documentazioni cliniche passate, anche quelle che non appaiono strettamente attinenti al problema per cui una persona si rivolge al medico psicoterapeuta. Ogni dettaglio è importante per conoscere la storia di chi sto ascoltando o visitando come punto di partenza per giungere o escludere una diagnosi.
Il prendersi cura della relazione è la chiave di accesso per un approccio integrato centrato sull’ascolto.
La cura con le parole della psicoterapeuta si intreccia con quella convenzionale del medico che prevede anche l’uso di farmaci. Nel caso in cui vengano utilizzati farmaci il lavoro del clinico sarà finalizzato non solo ad individuare una terapia più appropriata. Particolare attenzione sarà infatti dedicata a chiarire e integrare non solo l’azione farmacologica del preparato ma anche le implicazioni soggettive, al significato che il farmaco può avere per ogni specifica persona. Ogni terapia è personalizzata e implica il coinvolgimento attivo del paziente.
Con il consenso del paziente il lavoro clinico tende a coinvolgere la famiglia ed essere in rete anche con altre realtà di cura e dell’auto-mutuo-aiuto del territorio in base ai bisogni emergenti.

DIAGNOSI E CURA
Non ci può essere cura senza diagnosi. Se non nei casi in cui sussistano condizioni di gravità ed urgenza, evito di prescrivere farmaci alla prima visita.
E’ importante che il pazienze porti con sé documentazioni cliniche passate, anche quelle che non appaiono strettamente attinenti al problema per cui una persona si rivolge al medico psicoterapeuta. Ogni dettaglio è importante per conoscere la storia di chi sto ascoltando o visitando come punto di partenza per giungere o escludere una diagnosi.
Il prendersi cura della relazione è la chiave di accesso per un approccio integrato centrato sull’ascolto.
La cura con le parole della psicoterapeuta si intreccia con quella convenzionale del medico che prevede anche l’uso di farmaci. Nel caso in cui vengano utilizzati farmaci il lavoro del clinico sarà finalizzato non solo ad individuare una terapia più appropriata. Particolare attenzione sarà infatti dedicata a chiarire e integrare non solo l’azione farmacologica del preparato ma anche le implicazioni soggettive, al significato che il farmaco può avere per ogni specifica persona. Ogni terapia è personalizzata e implica il coinvolgimento attivo del paziente.
Con il consenso del paziente il lavoro clinico tende a coinvolgere la famiglia ed essere in rete anche con altre realtà di cura e dell’auto-mutuo-aiuto del territorio in base ai bisogni emergenti.

RIABILITAZIONE E RECOVERY
La riabilitazione è un processo che favorisce il miglior livello di autonomia possibile sul piano fisico, funzionale, sociale, intellettivo e relazionale per raggiungere un ruolo valido e soddisfacente per la persona nel contesto dell’ambiente in cui vive. Questo approccio si è oggi evoluto nel concetto di recovery che risulta essere più efficace in una visione olistica.
La recovery è il processo di cambiamento attraverso cui l’individuo migliora la propria salute e il proprio benessere e vive in modo “self-directed”, cioè assumendosi la responsabilità del cambiamento possibile rispetto alle sue risorse e potenzialità in un contesto di empowerment. Il paziente diventa parte attiva ed è al centro del suo recupero. E’ un processo di crescita esistenziale e in quanto tale non può prescindere da una dimensione di lealtà verso se stessi e verso gli altri. In questo contesto il clinico svolge un ruolo di sostegno e supporto a fianco della persona, con la famiglia e con l’ambiente anche attraverso un lavoro di comprensione e condivisione finalizzato al superamento dello stigma e del pregiudizio che spesso sono presenti anche nei pazienti stessi (“Non posso farcela….l’ambiente è troppo ostile per me…..la mia famiglia non mi sostiene…”).

RIABILITAZIONE E RECOVERY
La riabilitazione è un processo che favorisce il miglior livello di autonomia possibile sul piano fisico, funzionale, sociale, intellettivo e relazionale per raggiungere un ruolo valido e soddisfacente per la persona nel contesto dell’ambiente in cui vive. Questo approccio si è oggi evoluto nel concetto di recovery che risulta essere più efficace in una visione olistica.
La recovery è il processo di cambiamento attraverso cui l’individuo migliora la propria salute e il proprio benessere e vive in modo “self-directed”, cioè assumendosi la responsabilità del cambiamento possibile rispetto alle sue risorse e potenzialità in un contesto di empowerment. Il paziente diventa parte attiva ed è al centro del suo recupero. E’ un processo di crescita esistenziale e in quanto tale non può prescindere da una dimensione di lealtà verso se stessi e verso gli altri. In questo contesto il clinico svolge un ruolo di sostegno e supporto a fianco della persona, con la famiglia e con l’ambiente anche attraverso un lavoro di comprensione e condivisione finalizzato al superamento dello stigma e del pregiudizio che spesso sono presenti anche nei pazienti stessi (“Non posso farcela….l’ambiente è troppo ostile per me…..la mia famiglia non mi sostiene…”).